martedì 23 aprile 2013

Sullo sperimentare dei bimbi

Il loro lavoro è sperimentare...lo sentono fortemente dentro, come un fuoco, e il fuoco è difficile da spegnere, bisogna avere gli strumenti giusti altrimenti ci si scotta.
Si aspettano da noi che li aiutiamo e li proteggiamo nel loro lavoro, si fidano di noi, e pensano probabilmente che anche noi siamo interessati a farli sperimentare.
Non hanno esperienza, ed hanno un ridotto uso della parte razionale, perciò i discorsi troppo lunghi e le prese di posizione non li sanno decifrare, pensano siano un gioco, perchè suscitano reazioni strane nei genitori.
Quando dite no esprimete una emozione?...
In questo momento usano molto la parte che riguarda le emozioni e il rapporto causa effetto , perciò per parlare con loro, questi sono i canali adatti.
A volte sappiamo usarli poco, ormai, non siamo più abituati ad esprimere liberamente la tristezza, la sensazione di allarme profonda, siamo assaliti da rabbia o impostiamo la nostra presenza in una non precisata "fermezza".
E forse non ci lasciamo più sperimentare con loro, sappiamo già che una cosa non si fa, ma il bimbo ch si sente sempre originale ed unico, ha bisogno di sapere che noi sappiamo bene di cosa stiamo parlando quando diciamo no....perciò se diciamo no dall'altra parte della stanzail bimbo non ci crede...ci deve vedere con l'oggetto vicino.
E' convinto poi che sia anche nostro interesse che lui sperimenti, del resto è il suo lavoro, e lui è scrupoloso in questo, deve formarsi il senso il gusto e l'udito per tutta la vita mica bruscolini, è straconvinto che saremo in grado di proteggerlo se qualcosa gli potesse pregiudicare la vita, e che sapremo andargli incontro per poter lasciarlo sperimentare in tutta sicurezza....ossia se il genitore non fa nulla significa che non sono in pericolo di vita, significa che posso continuare.
Ci vede noi che usiamo quello stesso oggetto, e geneticamente i bimbi sono programmati per imitare i genitori in quello che usano, o in quello che fanno.




A volte non sappiamo più usare la conseguenza, il rapporto causa effetto, eppure è un linguaggio lampante...I bambini è giusto che sperimentino da soli, ma a volte le cose possono essere troppo grandi, ossia le conseguenze troppo pericolose, ed è ovvio dobbiamo proteggerli, ma noi che abbiamo esperienza, sappiamo che in certi casi le cose sono pericolose o si danneggiano solo se usate male. Se poi l'esperienza è troppo "forte" , il cervellino non riesce a esaminarla dentro, probabilmente la rifarà per capirla meglio o per farla nel modo giusto...(e da li si vede il bimbo che pur facendosi male continua imperterrito a zuccarsi per terra).
Perciò la cosa migliore è aiutarlo , guidarlo nell'esperienza, insegnergli come si usano le cose, quali sono i limiti reali del pericolo, e non solo quelli immaginari che stanno solo nella nostra testa e che però per quanto si potrebbe ipotizzare che legga nel pensiero, nemmeno capisce.
Abbiamo paura ovviamente che prenda di sua iniziativa e faccia da solo....benissimo...probabilmente però lo farà nel modo giusto...bisogna tenere conto comunque un periodo finestra, in cui c'è da monitorare e osservare che lo faccia nel modo giusto anche se non interveniamo.
Del resto non stiamo lo stesso col fiato sul collo e lo monitoriamo continuamente? almeno quando sappiamo che una cosa la sa usare...pace....per lo meno avremo più tempo di intervenire prima che gli vengano altre idee su come usare quella cosa.
Perchè li conosciamo e sappiamo dai loro occhi furbetti che hanno in mente qualcosa
E poi la connessione non è compromessa, siamo dalla loro parte, loro si fidano del nostro giudizio e quando sarà davvero da limitare del tutto una cosa....(se siamo sinceri) sapranno capire
Quando ad un fiume in piena mettiamo uno sbarramento, il fiume non fa altro che ingrossarsi e fuoriuscire dagli argini o scavalcare questo sbarramento, se invece deviamo il flusso delle acque, o allarghiamo gli argini, l'acqua scorre come sta bene a noi, senza fuoriuscire.
Lo sbarramento è il NO, un blocco, un antagonismo, mi contrappongo a te, mi allontano, il resto invece è tutto fiume.
Si dice anche no eh....ma è un no davero calibrato , un no che è un "davvero non si può"

Siccome non siamo nell'eden spesso manca il tempo e la voglia, è comprensibile, e quando non si può, forse è molto meglio agire cambiando l'ambiente...perchè se mi sventolano la fetta di prosciutto davanti al naso, non so a voi ma a me viene fame, relegando ai momenti in cui siamo disponibili, questo tipo di sperimentazioni guidate.
(non c'è nulla di peggio che fare le cose quando abbiamo fretta o non abbiamo voglia)

Bisogna anche domandarsi se ci sono retaggi culrìturali che ci spingono a dire che "deve imparare ad obbedire""deve ascoltare" e capire se vogliamo una scimmietta ammaestrata o nostro figlio.
Imparerà ad obbedire e ad ascoltare, ma non perchè glielo imponiamo noi..ma pechè sarà d'accordo con noi, vedrà la realtà delle cose e converrà che conviene fare così...non è forse meglio?...è uno strumento per la vita, avrà la possibilità di utilizzare il suo spirito critico e osserverà gli elementi che gli servono, senza essere pressato dal dover trasgredire o meno, avrà la mente libera da questa pressione e saprà ragionare meglio su quello che gli conviene...altrimenti gli tocca magari trasgredire da grande solo perchè finalmente lo può fare, oppure si farà mille sensi di colpa e si eviterà delle emozioni e delle cose belle, solo perchè c'ha la vocina dell'adulto che gli dice di non farlo.
Saprà fermarsi in tempo perchè riconoscerà il giusto limite, perchè sentirà dentro di sè il disagio, e l'allarme, saprà volersi bene .

Quante volte li fermiamo prima , non per una necessità visibile e reale, ma semplicemente per "precauzione", loro li il limite non lo vedono, perciò continuano.

Si dice sempre che i bimbi hanno bisogno di limiti...ma sono questi i limiti che vogliono, i limiti della nostra umanità, i limiti fisici e reali, non le imposizioni che mettiamo noi a noi stessi e a loro.
Meglio mettersi in gioco che giocarsi il bambino.
Si perchè loro la fissa ce l'hanno comunque, ed è molto facile che appena giriamo la testa, li vanno a parare, e senza sapere nulla di come si usa, sanno solo che loro non possono e noi si..già questo a me basterebbe per farmi girare le scatole, e perbacco , che almeno sappiano approciarsi bene, e ci diano almeno il tempo di arrivare senza disastrare già tutto .
Quando ci poniamo in modo assoluto, dicendo no, li trattiamo da adulti, perchè non teniamo conto del fuoco che hanno dentro. Se ci dicessero di non metterci a ballare se sentiamo una musica che ci ispira, o di non metterci a cantare se lo sentiamo dentro, o qualcosa che ci muove dentro qualcosa pur anche se non vediamo condizioni per cui non dovremmo, come minimo ci sentiremmo spaesati...ingiustamente limitati, se scegliamo ad occhi chiusi di seguire l'imposizione, probabilmente perdiamo una parte della nostra spontaneità...per seguire una indicazione esterna a noi....forse potremmo perdere il contatto con quella parte spontanea, tranciandolo per sempre in favore della indicazione esterna...forse potremmo diventare dipendenti dal giudizio altrui perchè perdiamo il giudizio nostro...mah
Mamma mia credo di aver scritto un papiro di getto.
Queste sono comunque mie osservazioni personali, con l'esperienza di tre bimbi diversissimi tra loro sulle spalle, non ancora adolescenti e non ancora adulti.....magari dovrò rivedere tutto tra qualche anno. per ora tenetevi queste .

La nascita di una mamma

La nascita di una mamma, ma più in generale di un genitore, non avviene nel momento stesso in cui nasce il bambino, e nemmeno inizia quando comincia ad aspettarlo nella pancia, oppure quando il figlio è solo nei sogni e comincia a delinearsi in un progetto di vita.
No , la nascita, avviene molti anni prima, al momento della sua stessa nascita; questo non lo dico io ma la letteratura che tratta di questi argomenti.
Ma perchè è così importante sottolineare che tutto inizia dalla nascita del genitore stesso? (ad essere pignoli si potrebbe risalire con le generazioni ai genitori dei genitori).
Perchè un genitore non è tale, senza la sua personale esperienza di accudimento, difficilmente riesce a scindere le due cose. Significa che quello che è stato il comportamento che hanno avuto con lui , getta le basi per l'accudimento futuro del proprio bimbo.
Si impara quello che si vive...se non si è stati protetti, se non ci hanno lasciato vivere i nostri tempi, se non ci hanno dato fiducia, spesso ci troviamo in difficoltà ad insegnare quello che non abbiamo mai imparato.E' una questione di sensazioni e non di testa.
Forse riusciamo razionalmente a capire le cose, ma se non piangiamo il nostro lutto per quello che abbiamo perso, capendo "l'incapacità umana"  di chi ci ha accudito( e risalendo con le generazioni, ai genitori dei genitori), della società dell'epoca, delle situazioni contingenti e sfortunate, difficilmente riusciremo a scrollarci di dosso il passato, rimarrà li ad ingombrare il passaggio dei pensieri, rallentando il flusso di benessere.
L'incapacità umana non è una colpa, è una condizione.
Spesso si confonde la volontà di essere con l'essere stesso.
Non ci rendiamo conto che non c'è solo la parte razionale che ci muove, siamo anche pelle, istinto, corpo, ed è quella la condizione che ci muove per i primi anni, la razionalità cosi come la usiamo da adulti,  ha uno sviluppo successivo; e quello che si imprime nei primi anni, che ci viene insegnato, che viviamo, è quello che ci muoverà nel momento in cui per crisi la razionalità viene a mancare, il controllo sbiadisce.
La razionalità in età adulta poi potrà fare da "mamma" a quella parte di noi che non ha avuto le occasioni per svilupparsi, ma fa parte di un percorso di consapevolezza personale che ognuno può intraprendere .
Quando i nostri figli ci tireranno dentro a situazioni al limite dell'assurdo, saremo chiamati ad appellarci a tutte le risorse a nostra disposizione, e se le risorse di cui ci hanno dotati sono scarse o piene di moralismi, sensi di colpa o quant'altro,ci troveremo bloccati, incapaci di uscire anche da situazioni semplici, incapaci di usare la nostra fantasia, il nostro savoir faire, la nostra determinazione.
Ci chiederemo ad un certo punto, dove siamo finiti .
Ci troveremo ad usare tecniche come punizioni, sculaccioni, sgridate, che da piccoli ci hanno fatto soffrire, ma di cui ora abbiamo rimosso il ricordo.
Invece basterebbe guardarsi dentro per trovare altri modi per fare in modo che ognuno riesca ad essere rispettato per quanto possibile.

Ho seri dubbi sulla efficacia dell'autocontrollo...anche quello c'è fino ad un certo limite.
Molto meglio capire il prima possibile che  è necessaria una ri-educazione del "corpo" più che della mente.
Il corpo impara attraverso l'esperienza e le sensazioni, le emozioni.
Difficile che venga convinto dalla razionalità.
C'è bisogno di capire "a pelle"...la nostra razionalità, la parte adulta, può solo fare in modo che la situazione non sia troppo lesiva.
Può proteggere così come noi proteggiamo nello stesso tempo il nostro bimbo.



I nostri allenatori quindi sono quelli che in quel momento sono molto più vicini di noi all'istinto e alle sensazioni che noi abbiamo perduto.
I nostri figli.
Sono loro che possono aiutare a riconnetterci con la nostra parte irrazionale, farla diventare una parte irrazionale adulta mettendoci di fronte alle evidenze, facendoci capire quanto sono importanti le impellenze di nostro figlio, che non differiscono molto dalle nostre di pochi anni prima, e quanto abbiamo il dovere di prendercene cura, a differenza di quello che hanno insegnato a noi.
Accade quindi che le situazioni in cui ci  sono crisi, e scontri, non sono più solo delle "rogne", ma diventano invece delle "occasioni" da non lasciare cadere nel vuoto,dei momenti in cui interrogarsi (dopo), per capire cosa non ha funzionato, cosa non abbiamo capito che ci serve per diventare una roccia a cui i figli possono aggrapparsi nelle loro tempeste interiori.
Si perchè loro sono spiazzati quanto noi...sono preda delle loro emozioni, e sono vittime quanto noi della situazione.
Ma la nostra cultura punta il dito e definisce che fanno "i capricci", come se ci fosse una volontà razionale in tutto ciò, come se volessero rompere a tutti i costi i maroni e metterci i bastoni fra le ruote.
Dobbiamo allora riconnetterci con noi stessi e capire dove abbiamo bisogno di darci empatia, dove ci sentiamo scavalcati, quali sentimenti di abbandono, del nostro passato vengono toccati...perchè un bambino piccolo ha il potere di smuovere un adulto in questo modo?
Un adulto è roccia accogliente, è una persona che sa reggere gli urti della vita...perchè invece un bambino riesce a scuotere le fondamenta?...semplicemente perchè hanno dei punti traballanti, costruiti magari su inganni o disamore....rocce che si sgretolano facilmente.

Spesso quindi per diventare genitore dobbiamo soffermarci sulle nostre sensazioni del passato, e prima riusciamo a guardarle in faccia e dare la giusta collocazione, prima riusciamo a rispondere in modo adeguato alle esigenze di nostro figlio. A fare in modo che le sue sensazioni, e le sue emozioni possano già avere lo spazio che si meritano.

Bisogna fare attenzione che la risposta ai nostri sentimenti feriti non sia:" se faccio il contrario allora almeno mio figlio non soffrirà come ho sofferto io"....
Questo è stato lo sbaglio degli anni passati...IL risultato era ugualmente disamore, perchè non si vedeva il bimbo che si aveva di fronte, ma solo il bimbo ferito che eravamo stati.
Non può più essere frutto di una linea educativa: permissivi, lassisti, autoritari, autorevoli....non si può ingabbiare in una definizione il lavoro di mediazione continua che un genitore fa.
Una mediazione tra i bisogni dei bimbi, i bisogni personali del genitore, e i bisogni o le aspettative della società.
La fiducia nel rispetto che ognuno ha per sè e per l'altro mi fa dire che tolte le strutture  inutili che ci hanno insegnato, un genitore vorrà vivere bene con suo figlio,vorrà proteggerlo salvaguardando però anche il suo necessario bisogno di esperienza, vorrà trovare una armonia, saprà fermare la situazione potenzialmente dannosa, senza "ferire", perchè ogni ferita agli altri si incide anche in noi...e quando si è molto vicini al proprio essere, diventa molto doloroso, tanto da non voler ripetere l'esperienza.
E' così che il corpo impara....se gli si lascia accesso ai sentimenti.
Culturalmente invece si dice ai bambini :"non piangere", "non essere triste", santocielo, non ha avuto quello che voleva, almeno può essere libero di ascoltare i suoi sentimenti di tristezza? può sentirsi autorizzato ad essere quello che gli viene da essere in quel momento?, o se ne deve vergognare?, è meno "persona" se piange?Non può avere dei sentimenti diversi da quelli che ha avuto neanche se gli prometti un gelatone..
Deve essere "forte"? ma forte lo sarà se le sue basi sono solide...se saprà dare un nome ai suoi sentimenti, e prendersi cura delle sue tristezze, per mettere dei buoni mattoni sul suo basamento, per poter riconoscere le tristezze altrui e rispettarle come sono state rispettate le sue.
Per fare questo è necessario riconnetterci con le nostre tristezze e ritrovare come sono state trattate, cercare di sentire quanto allora era stato giusto o meno (e non pensare a come le giudichiamo oggi) come siamo stati trattati.

martedì 9 aprile 2013

EFT

EFT

13 aprile ore 9.30

Spazio Tramamme

P.le Europa 12 Marcon Venezia

EFT è una tecnica di auto aiuto che aiuta a rilassare, lasciare andare e gestire stati emotivi difficili (paure, dipendenze, blocchi, ansie, “paranoie”), ad individuare e sciogliere i conflitti causa di molti sintomi fisici a trasformare comportamenti indesiderati, a scoprire i propri talenti, a lasciar andare le ferite del passato, a focalizzare meglio il futuro, e tanto altro ancora.

E' l'occasione per prendersi un po' di tempo per sè, per staccare un po' dalle preoccupazioni, e per darsi l'attenzione che meritiamo.
L'incontro è aperto a tutti

L'incontro è tenuto da Virna Trivellato: coach, operatrice e insegnante di eft e esperta di terapia provocativa (merci)

Per la particolare situazione, i bambini non possono stare all'incontro, sarebbe difficile dare tempo per sè stessi.

E' richiesta una offerta  di qualche euro per la partecipazione, e l'iscrizione è obbligatoria, meglio se mandate una e-mail a info@tramamme