Ci sono dei periodi nella vita in cui ci manca l'aria...non alludo ai
momenti in ascensore o in spazi ristretti in cui temiamo di essere
diventati claustrofobici....
Alludo ad un periodo preciso della vita dei nostri figli...più o meno dagli 8 mesi ai 3 anni.
In
realtà per alcuni bambini il periodo è breve, per altri è tardivo, ma
quasi tutte le mamme lo hanno sperimentato...i bambini diventano delle
vere e proprie "cozze", non si fa a tempo ad allontanarsi un attimo, che
è subito: "mammaaaaa!"
Dopo un po' si desidera tanto la
solitudine eremitica delle montagne himalayane, perchè spesso non si
riesce nemmeno a farsi una doccia, e guai a chiudere la porta del
bagno!.
Come sopravvivere?
Cominciamo intanto a vedere l'altro punto di vista...dalla parte del bambino.
Per lui noi siamo "l'aria", siamo la sua tranquillità, la sua forza, il suo punto di riferimento.
Non
c'è dimostrazione più grande di affetto...in fondo lui non ci chiede
cibo, macchine, soldi...un bambino ha bisogno solo di noi quando si
koalizza, solo di noi, noi in persona.
Credo sia fantastico.
Abbiamo l'opportunità di provare "l'esserci " per lui in modo totale, essere accettati solo per quello che siamo.
E' una bella sensazione.
Ma spesso non riusciamo ad assaporarla perchè la vita ci risucchia in un vortice di tempi stretti e appuntamenti improrogabili.
E quando il bimbo poi ha la possibilità di sentire il beneficio della nostra presenza non vuole rinunciare.
I
nostri pensieri sono incalzati da una innumerevole serie di voci che ci
mettono in guardia sul fatto che non lo stiamo rendendo autonomo, che
rimarrà per sempre un mammone, che sarà dipendente e incapace di
sviluppare una vita sua.
Sono le voci del nostro passato, di quello che abbiamo sempre sentito dire dei bambini, fomentate dalle nostre paure.
La
paura di essere sopraffatti, di non essere presi in considerazione, di
non essere rispettati nei nostri spazi...e chi più ne ha più ne metta.
Queste
voci riescono persino a sovrastare il nostro cuore....e lui cosa ci
dice? riusciamo invece a sentirlo?Molto spesso la nostra voce affettiva
viene messa a tacere, come spesso abbiamo imparato a fare in ragione di
una più logica voce razionale.
Ci si mette anche la nostra stanchezza e la voglia sacrosanta di avere un po' di spazio per sè a peggiorare la situazione.
Il risultato è un corto circuito emotivo che a volte ci tira fuori il peggio.
Il nostro bimbo ci guarda con gli occhioni lucciconi e ci dispiace
Da
mamma di tre bambini già un po' cresciuti vi assicuro che ascoltare i
bisogni dei propri figli è sempre benefico...nel frattempo però bisogna
anche cercare di ascoltare i propri bisogni e non è sempre facile.
Bisogna prendersene cura, e darsi empatia.
Non ci piove
che una mamma abbia bisogno del proprio spazio di movimento ma se lo
rapportiamo alla situazione, al tempo relativamente breve rispetto a
tutta la vita di nostro figlio, le cose già si ridimensionano; non ci
salteranno al collo per sempre, ci saranno momenti più avanti in cui
saremo noi a voler saltare al loro collo ;-).
Una cosa
che aiuta molto con i bimbi è :spiazzarli, giriamo le carte in tavola,
cambiamo punto di vista e aspettative, loro di solito reagiscono sempre
con molta curiosità.
Allora facciamo noi le cozze! appena si
distraggono zac! subito torniamo ad appiccicarci...., chiediamo di
seguirci in ogni stanza in cui dobbiamo andare, poniamo attenzione e
cura alla grande paura che stanno vivendo in questo periodo, che è
fisiologica e che ha alla sua base l'immaturità di prevedere gli eventi a
lungo termine.
E' un gioco e tale deve
restare,(l'atteggiamento non può essere infatti: adesso ti faccio vedere
io come ci si sente) ma in questo modo riusciamo a vivere in modo
diverso una relazione che può sfiancarci, e magari finalmente i bimbi
possono riempire il sacchettino :"mammaquivicino" che sembra non sia mai
pieno.
Possiamo appurare infatti attraverso questo gioco, che una
certa autonomia la desiderano anche loro, che il loro è proprio un
bisogno di incontro con noi, di sapere che la mamma ha voglia di stare
con loro. e non devono stare sempre all'erta, per paura che la mamma non
torni più.
Di fatto il tempo in più che si "perde " a saldare la connessione con
nostro figlio, si recupera dopo con una più breve durata del periodo.
Ovviamente
dobbiamo davvero prenderci uno spazio anche breve ma vuoto di tutti i
pensieri, chiudiamo gli occhi sul lavello, o sul divano da riordinare e
proviamo ad essere li e basta.
Impariamo a delegare , l'unica cosa che non possiamo delegare è proprio l'esserci con nostro figlio.
A
volte "esserci "può anche voler dire solo contatto fisico e mente
libera per lui, questo non toglie che cose meccaniche come lavare i
piatti non possano essere fatte, basta metterselo a zainetto dietro la
schiena (davanti è possibile ma rallenta i movimenti e si riesce a
sopportare meno carico) con una fascia, con un marsupio (ergonomico), un
mei tai etc...anzi può essere importante che loro possano immergersi
con noi nella vita, seguirci, imparare dai nostri movimenti, dal nostro
atteggiamento.
In questo caso, più ci si muove e meglio è.
Non
voglio dire che solo noi possiamo instaurare un legame con lui, anzi, è
importante che possa creare legami affettivi profondi con gli adulti
che ruotano attorno.
Se proviamo a pensarci però ogni legame è insostituibile e unico, la sensazione di "abbraccio di mamma" è diversa (non migliore o peggiore) da "abbraccio di papà" o "abbraccio di nonno e nonna"
E' importante ricordarcelo.
Anche
il nostro bimbo infatti un po' di aspettative le ha, per quello per
quanto a noi possa sembrare uguale che stia con uno o con l'altro, per
lui può non essere così.
Se ha bisogno di "abbraccio di mamma" in
quel momento, non è così scontato che possa accettare anche "abbraccio
di papà" o viceversa.